Innumerevoli sono le emergenze architettoniche religiose e civili presenti nella città, il cui centro storico, composto dai quartieri Civita, Saracena, Ràbata, Monte e Piano, si sviluppa in un perfetto schema “a fuso”, tipico delle città medioevali realizzate sui colli:
- cattedrale di Santa Maria Assunta, voluta da Roberto il Guiscardo, nella quale, nel 1383, Luigi I d’Angiò fu incoronato re di Napoli[14].
- chiese (nel 1585 ve n’erano 52, di cui 13 parrocchiali), alcune adorne di affreschi.
- conventi (Sant’Antonio di Padova, Santa Chiara, Santa Maria del Carmine, San Francesco d’Assisi, Santa Maria delle Grazie);
- torre normanna alta 27 m e con pareti spesse anche oltre 5 m. Sulla sommità, sebbene non vi siano muri intorno e gli archetti di coronamento siano quasi allo stesso livello del pavimento, se ci si mette sulla pietra posta al centro della superficie, si sente la propria voce rimbombare come se si fosse in una caverna.
- torre della Saracena e torre della Ràbata[15].
- porte della città fortificata: “Fontana” (duecentesca e che ancora conserva i cardini in pietra di alloggiamento del portone), del Monte, della Ràbata, della Saracena, delle Beccarie (che conserva le due piccole nicchie con mensola dove venivano posizionate le lucerne per rendere visibile l’accesso anche di notte[16]).
- palazzo ducale, che ospita il museo archeologico.
- palazzi nobiliari, la maggior parte dei quali è stata realizzata tra il Quattrocento ed il Seicento.
Le strade e vicoli del centro storico sono caratterizzati da un diverso andamento a seconda che ci si trovi nei quartieri arabi della Ràbata e della Saracena (a struttura labirintica, con strade principali, “shāriʿ” in arabo, da cui si dipartono strade secondarie, “darb”, che spesso si concludono in vicoli ciechi “zuqāq”) o nei quartieri normanni del Monte e del Piano (a pianta regolare, con strade principali parallele unite perpendicolarmente da vicoli per lo più gradinati ed a forte pendenza).
A ridosso della Ràbata e della Saracena, gli arabi realizzarono gli orti e giardini terrazzati che sono ancora oggi in uso, rendendo fertili, così, terreni scoscesi altrimenti brulli ed improduttivi.
Aree archeologiche
Sono presenti diverse aree archeologiche: Serra del Cedro (città lucana del VI secolo a.C.), Piano della Civita (città lucana del IV secolo a.C.), Calle (insediamento romano, con impianto termale), Sant’Agata (villa romana con pavimento a mosaico policromo).
Serra del Cedro
Il sito è molto vasto. La cinta muraria, interamente individuata, racchiude un’area di circa 60 ettari all’interno della quale sono state ritrovate molte fondazioni di case ed è stata individuata ed in parte esplorata un’area artigianale.
La presenza umana sul sito di Serra del Cedro si data a partire dalla metà del VI secolo a.C. e continua per i secoli V e IV a.C. Nella seconda metà del IV secolo a.C., la città vive una fase di ampliamento che dura pochi decenni. Ogni testimonianza archeologica, infatti, si interrompe agli inizi del III secolo a.C. La sua distruzione è probabilmente da collegare agli eventi bellici che si svolsero sul territorio lucano e che si conclusero nei primi decenni del II secolo a.C. quando Roma completò la conquista della Magna Grecia dopo aver distrutto Taranto, nel 272 a.C.
L’area archeologica della Civita
Il sito comprende un centro fortificato che si estende per circa 47 ettari e che è dotato di tre cerchie murarie concentriche in pietra a blocchi squadrati, munite di porte monumentali.
All’interno, alcune abitazioni presentano pavimenti a mosaico. Sull’acropoli cittadina sono situati una domus e un tempietto del I secolo a.C., testimonianza dell’adesione al modello romano dopo la conquista.
Nei pressi dell’acropoli è una delle porte monumentali della città. Le mura di fortificazione sono costruite secondo canoni consolidati: un paramento esterno ed uno interno realizzato con blocchi squadrati (opera quadrata) e lo spessore tra i due paramenti riempito con materiale lapideo, il cosiddetto “emplekton“.
Si è rivelato un insediamento molto più grande di quanto non siano gli altri insediamenti lucani conosciuti. Si ipotizza, per questo, che dovesse avere una funzione di primaria importanza ed essere punto di riferimento di un territorio molto vasto[17].
Calle
L’insediamento, ubicato nell’omonima contrada, è al centro di un fitto sistema viario. La sua esplorazione è soltanto all’inizio e, ad oggi, ha potuto accertare una fase di espansione tra il II ed il I secolo a.C., epoca a cui risale un importante impianto termale con pavimento a mosaico (il mosaico è oggi esposto nel Museo archeologico nazionale Domenico Ridola di Matera).
La città di Calle fu un centro di produzione ceramica fino al V, VI secolo d.C. con prodotti diffusi in un vasto territorio che supera i confini dell’attuale regione.
Santuario della Madonna di Fonti
Ubicato nel bosco omonimo, il santuario, secondo le fonti della tradizione, sarebbe stato costruito intorno ad una antichissima immagine della Madonna con Bambino dipinta su un muricciuolo e scoperta, in mezzo ai rovi ed alla fitta vegetazione, grazie ad un vaccaro che dopo aver smarrito una mucca la ritrovò, inginocchiata sulle zampe anteriori, a contemplare questa immagine.
Il santuario è, comunque, uno dei principali luoghi mariani della regione, meta di pellegrinaggi soprattutto nelle domeniche di maggio. Molti fedeli, per devozione, compiono il tragitto a piedi dai comuni di provenienza, alcuni dei quali, come San Mauro Forte, distanti oltre 40 km.